La Cassazione conferma: l’invio dei dati all’Enea non è decisivo per i bonus
Secondo una recente ordinanza della Cassazione (n. 15204/2025), l'invio dei dati all’Enea entro 90 giorni non rappresenta una condizione imprescindibile per usufruire delle agevolazioni fiscali legate all’efficienza energetica. I giudici confermano una linea già emersa in precedenti sentenze, secondo cui tale adempimento ha una funzione prevalentemente statistica e non incide sul diritto alla detrazione.
Già con la sentenza n. 7657/2024, la Corte aveva chiarito che la legge non prevede esplicitamente la perdita dell’incentivo in caso di omissione o ritardo nella trasmissione delle informazioni. Questo orientamento è stato poi rafforzato da successive pronunce, tra cui le ordinanze n. 8019, 12422 e 12426 del 2025, che hanno affrontato casi concreti di mancato invio dei dati.
L’obiettivo della comunicazione resta quello di permettere a Enea di monitorare e valutare gli effetti in termini di risparmio energetico, trasmettendo poi i risultati ai ministeri competenti. Tuttavia, ciò non basta – secondo la Cassazione – per attribuire carattere vincolante alla scadenza dei 90 giorni.
I giudici arrivano persino a superare una precedente posizione della stessa Corte (sentenza n. 34151/2022), che invece riteneva obbligatorio il rispetto di quel termine per accedere alle detrazioni.
Nonostante questa evoluzione giurisprudenziale, l’Agenzia delle Entrate continua a considerare la comunicazione all’Enea un requisito essenziale. Resta da vedere se nei prossimi mesi l’Amministrazione manterrà questa posizione o adotterà un’interpretazione più allineata alle recenti decisioni della Cassazione.