Definizioni - Studio Tecnico E Catastale - Arch.Borsani e Geom.Colombo

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Definizioni

APE e 65%

Cosa si intende per impianto termico?

Un impianto termico è, costituito dalla caldaia, dalla rete di distribuzione del calore e dai sistemi di regolazione e controllo; il suo scopo è climatizzare l’aria e produrre acqua calda.

Cosa si intende per sicurezza dell’impianto termico?


La principale causa di incidenti mortali negli impianti autonomi di riscaldamento è la mancanza di aerazione cioè la mancanza di sufficiente ossigeno per una corretta combustione. Infatti la combustione in carenza di ossigeno genera l'ossido di carbonio (CO), un gas tossico mortale. Inoltre,la presenza della giusta quantità di ossigeno è fondamentale per avere il massimo rendimento termico dalla caldaia.
Occorre garantire una corretta ventilazione dei locali in cui è installata la caldaia, dobbiamo perciò realizzare adeguate aperture verso l'esterno per l'afflusso di aria fresca. Le dimensioni delle aperture e la loro migliore posizione sono ben conosciute dagli installatori. E’, quindi necessario, non chiuderle o coprirle ponendo davanti armadi o mobiletti perché in questo modo sarà compromessa non solo la corretta combustione della caldaia ma la stessa nostra vita.

Le prese d'aria vengono spesso chiuse o coperte,  solo perché dalla presa d'aria entra il freddo, in realtà  la presa d’aria in caso di un malfunzionamento della nostra caldaia ci salva la vita, consentendo l’afflusso di ossigeno.

Che cosa è il Rendimento Termico?


Il Rendimento Termico, è un altro dei fattori che contribuiscono a segnalarci che la nostra caldaia funziona correttamente.

Esso è definito come il rapporto tra la potenza termica utile (ceduta all’acqua) e la potenza termica del focolare.

Per semplificare , il rendimento utile è la percentuale della potenza espressa dalla caldaia che può essere utilizzata dall’acqua.

Ad Esempio, se la nostra caldaia potenzialmente fornisce 20.000 Kilocalorie/ora e per riscaldare dell’acqua ne vengono utilizzate soltanto 18.000 vuol dire che il rendimento utile della caldaia è del 90%, ma vuole anche dire che 2.000 kcal le abbiamo perse.

Dove? Tutte le caldaie anche se ben protette  e coibentate hanno una temperatura del mantello che è superiore a quella dell’ambiente in cui sono installate; ecco quindi che una parte del calore prodotto viene ceduto all’ambiente per irraggiamento, di conseguenza le calorie date all’acqua sono diminuite ed ecco ridotto il rendimento utile della caldaia. Tuttavia la perdita di calore per irraggamento non è mai tale da compromettere il rendimento complessivo della caldaia.

Altri due fattori molto importanti ai fini della determinazione del rendimento utile sono le perdite per combustione incompleta, e la perdita di calore sensibile al camino.

Perdite per Combustione Incompleta. Un malfunzionamento o una cattiva regolazione della caldaia può portare ad una incompleta utilizzazione del combustibile che finisce nel camino e successivamente espulso in atmosfera. IN questo caso ci troviamo di fronte a sostanze incombuste che se bruciate avrebbero potuto fornirci una quantità di calore da trasmettere all’acqua. Questo tipo di perdita al contrario della prima citata, potrebbe essere significativa e compromettere quindi il buon funzionamento della caldaia e soprattutto non ci farebbe di certo risparmiare in termini di consumo energetico.

Perdite al Camino. In una caldaia, l’aumento di temperatura dell’acqua si realizza attraverso lo scambio di calore con i prodotti della combustione che si manifesta con una forte diminuzione della temperatura dei fumi. Questi, all’ingresso del camino possiedono ancora una potenziale quantità di calore (reso “sensibile” dal valore della loro temperatura) che non è stata ceduta all’acqua, ma viene rilasciata nell’atmosfera all’uscita dal camino.

Questa quantità di calore è la cosiddetta PERDITA DI CALORE SENSIBILE AL CAMINO, valore che il manutentore adibito al controllo della caldaia riesce a rilevare. Sicuramente è la perdita più importante tra quelle responsabili di alterare il rendimento di una caldaia.

Tirando le somme un impianto termico per essere sicuro deve essere collocato in un ambiente idoneo, munito di sufficiente aerazione, e deve essere controllato tutti gli anni prima della accensione invernale.

Norme generali per la sicurezza degli impianti:

- Accurata verifica dell'installazione e funzionamento degli impianti di riscaldamento
- il rispetto delle norme di sicurezza
- l'ispezione regolare del sistema di aerazione e del tiraggio dei camini.

Che cosa è il monossido di carbonio?


Il monossido di carbonio (CO) è un gas incolore, inodore, insapore, non irritante; l'assenza di caratteristiche organolettiche lo rendono quindi un pericoloso e silenzioso killer. Per quanto se ne parli, a causa di una generalizzata disinformazione, si ritiene erroneamente che l'assenza di odore di gas rappresenti sempre una condizione di sicurezza. Inoltre i primi sintomi vengono spesso ignorati in quanto l'esposizione a monossido di carbonio non dà inizialmente segni evidenti.

Le persone presenti in un locale chiuso che si va saturando di CO, anche ammesso avvertano che qualcosa di insolito stia loro succedendo, non hanno la chiarezza di dover reagire, né sanno cosa fare. Questo perché, purtroppo, i primi sintomi da intossicazione da CO sono generici: un leggero mal di testa, un po' di affanno, sensazione di vertigini, uno stato di confusione mentale, generici disturbi alla vista, nausea, vomito. Disturbi tutti che, nel loro complesso, sono anche associabili e riconducibili a diverse cause, con il risultato che non ci si bada più di tanto.

"Se vi trovate in una stanza scarsamente areata, se viete in presenza di stufe, scaldabagni, bracieri e camini accesi, se avete la sensazione che qualcosa vi intorpidisca nell'azione, reagite subito" spalancare le finestre piuttosto che un sonno senza risveglio.

L'avvelenamento da monossido di carbonio può avvenire per cause accidentali (scaldabagni, stufe e impianti di riscaldamento difettosi; locali con camini e stufe a legna non sufficientemente ventilati) che si producono soprattutto nei mesi invernali perché legate al maggior utilizzo di tali impianti.

Inoltre alle cause interne descritte sopra possono sommarsi cause esterne quali umidità, temperatura e particolari condizioni climatiche che possono esasperare le condizioni di lavoro degli impianti.

Anche quando il livello di intossicazione è fortunatamente al di sotto della soglia letale, il monossido di carbonio produce effetti dannosi che di rado vengono riconosciuti e attribuiti ad esso: perdita di memoria, incontinenza urinaria e fecale, e sintomi che solitamente si verificano in malattie degenerative neurologiche quali Alzheimer e Parkinson, oltre ad altri gravi effetti neurologici.

Come vengono classificati gli apparecchi a gas?


Esistono 3 tipologie di apparecchi a gas,che vengono classificati in base alla modalità con cui prelevano l’aria necessaria  alla combustione (aria comburente) e in base al metodo di scarico dei prodotti della combustione.

Tipo A

·        Scaldabagni istantanei fino a 11 Kw;
·        Scaldabagni ad accumulo fino a 50 litri e fino a 4,65 kW;
·        Apparecchi indipendenti per riscaldamento ambiente fino a 3,5 kW;
·        Altri apparecchi (esclusi gli apparecchi di cottura) fino a 2,9 kW.
Gli apparecchi di tipo A sono a camera aperta (prelevano aria comburente dall’ambiente in cui sono installate) e  non sono collegati ad un condotto di evacuazione dei prodotti della combustione verso l’esterno del locale in cui sono installati. Devono essere munite di dispositivo di sicurezza per l’assenza di fiamma. I prodotti della combustione devono essere evacuati dall’ambiente per mezzo di aperture dell’ambiente stesso verso l’esterno.

Tipo B
Caldaie a gas;
Apparecchi indipendenti per il riscaldamento ambiente.
Gli apparecchi di tipo B sono a camera aperta (prelevano aria comburente dall’ambiente in cui sono installate) e collegati ad un condotto di evacuazione dei prodotti della combustione verso l’esterno del locale.

Tipo C
Caldaie a gas;
Apparecchi indipendenti per il riscaldamento ambiente.
Gli apparecchi di tipo C sono apparecchi nei quali il circuito di combustione (presa dell’aria comburente, camera di combustione, scambiatore, evacuazione dei prodotti della combustione) è stagno (isolato) rispetto al locale in cui sono installati.

Chi si occupa della messa in sicurezza del mio impianto termico?


L'impianto termico può essere di tipo centralizzato oppure di tipo autonomo. Nel primo caso è compito dell'assemblea condominiale e dell'amministratore garantire la messa in sicurezza dell'impianto con la facoltà di nominare un "terzo responsabile". Nel secondo caso è compito dell'occupante garantire i controlli di legge e la sua messa in sicurezza.

Chi è il terzo responsabile?

Il terzo responsabile è la persona alla quale il proprietario dell'impianto può delegare tutti i compiti inerenti l'esercizio e la manutenzione dell'impianto termico.

Il terzo responsabile deve essere un tecnico o una ditta qualificata, di manutenzione e gestione degli impianti, in grado di decidere ed effettuare gli interventi necessari al contenimento dei consumi energetici e la messa in sicurezza dell’impianto.

Cosa è il certificato di conformità?


La Legge n.46 del 5 Marzo 1990 ha stabilito le regole in materia della sicurezza degli impianti ed ha quindi stabilito che, tutti gli impianti installati dopo questa data, venissero eseguiti in regola d’arte e con materiali idonei.

Infatti l’Art. 1 della legge 46/90 recita:

“1. Sono soggetti all'applicazione della presente legge i seguenti impianti relativi agli edifici adibiti ad uso civile:

a) gli impianti di produzione, di trasporto, di distribuzione e di utilizzazione dell'energia elettrica all'interno degli edifici a partire dal punto di consegna dell'energia fornita dall'ente distributore;

b) gli impianti radiotelevisivi ed elettronici in genere, le antenne e gli impianti di protezione da scariche atmosferiche;

c) gli impianti di riscaldamento e di climatizzazione azionati da fluido liquido, aeriforme, gassoso e di qualsiasi natura o specie;

d) gli impianti idrosanitari nonché quelli di trasporto, di trattamento, di uso, di accumulo e di consumo di acqua all'interno degli edifici a partire dal punto di consegna dell'acqua fornita dall'ente distributore;

e) gli impianti per il trasporto e l'utilizzazione di gas allo stato liquido o aeriforme all'interno degli edifici a partire dal punto di consegna del combustibile gassoso fornito dall'ente distributore;

f) gli impianti di sollevamento di persone o di cose per mezzo di ascensori, di montacarichi, di scale mobili e simili;

g) gli impianti di protezione antincendio.

2. Sono altresì soggetti all'applicazione della presente legge gli impianti di cui al comma 1, lett. a), relativi agli immobili adibiti ad attività produttive, al commercio, al terziario e ad altri usi.”

Per comprovare ciò, la ditta che ha eseguito l’impianto, deve rilasciare in 4 copie (una per l’utente, una per la ditta realizzatrice dell’impianto, una per il comune, una per la camera di commercio) una dichiarazione di conformità.

L’installatore è tenuto a rilasciare tale documento ogni qualvolta faccia un intervento sull’impianto.

Un impianto costruito prima del 5 Marzo 1990 a quale normativa è vincolato?


La pubblicazione del DPR 218 del 13 maggio 1999 "disposizioni in materia di sicurezza degli impianti alimentati a gas combustibile per uso domestico" costituisce  una specie di sanatoria per gli impianti costruiti prima del Marzo '90 e si riferisce alla UNI 10738, la quale determina le caratteristiche funzionali degli impianti a gas per uso domestico preesistenti alla data del 13 Marzo 1990.

Che cosa fa esattamente il manutentore quando viene a casa mia per verificare il corretto funzionamento del mio impianto termico?

1)      Si accerta che l’impianto che si appresta a controllare sia in possesso della dichiarazione di conformità, del libretto di impianto e del libretto d’uso e manutenzione

2)      Effettuerà un controllo visivo del locale di installazione ;

3)      Controllerà le modalità con cui avviene l’evacuazione dei prodotti di combustione;

4)      Verificherà l’integrità dell’apparecchio:

a.     Ugelli del bruciatore principale e del bruciatore pilota puliti;

b.     Di positivo rompitiraggio-antivento privo di evidenti tracce di deterioramento, ossidazione e/o deterioramento;

c.      Scambiatore lato fumi pulito;

d.     Accensione e funzionamento regolari

e.     Dispositivi di comando e regolazione funzionanti correttamente

f.        Assenza di perdite e ossidazione dai/sui raccordi

g.     Valvola di sicurezza contro la sovrapressione a scarico libero

h.      Vaso di espansione carico

i.        Dispositivi di sicurezza non manomessi e/o cortocircuitati

j.        Organi soggetti a sollecitazioni termiche integri e senza segni di usura e/o deformazione

k.      Circuito aria pulito e libero da qualsiasi impedimento

l.        Guarnizione di accoppiamento al generatore integra

5)      Controllo dell’impianto:

a.     Verifica la assenza di fughe di gas

b.     Verifica visiva delle coibentazioni

c.      Verifica efficienza evacuazione fumi

6)      Verifica il Rendimento di Combustione della caldaia.

Nel caso in cui vengano rilevate delle anomalie esse verranno segnalate nell’ Allegato H. che il manutentore avrà cura di far pervenire agli enti pubblici preposti ai controlli.

Quanto tempo impiegherà il manutentore a compiere il controllo dell’impianto termico?


Per fare una manutenzione e pulizia completa si impiega circa 1 ora. Dipende, poi, dall’operato e abilità del manutentore.Per effettuare la sola "Prova fumi" s’impiegano mediamente circa 20 minuti.

Quando il mio impianto termico può scaricare a parete?


lo scarico a parete per un impianto di riscaldamento è regolamentato da tutta una serie di vincoli della normativa nazionale che lo permettono solo in un ben definito gruppo di casistiche definite nel DPR 412/93 e nel successivo DPR 551/99.

Vediamo che cosa dicono i due decreti:

Art. 5.9  D.P.R. 412/93:

“Gli impianti termici siti negli edifici costituiti da più unità immobiliari devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti di combustione, con sbocco sopra il tetto dell'edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente, nei seguenti casi:

-          nuove installazioni di impianti termici, anche se al servizio delle singole unità immobiliari,

-          ristrutturazioni di impianti termici centralizzati,

-          ristrutturazioni della totalità degli impianti termici individuali appartenenti ad uno stesso edificio,

-          trasformazioni da impianto termico centralizzato a impianti individuali,

-         impianti termici individuali realizzati dai singoli previo distacco dall'impianto centralizzato.

Fatte salve diverse disposizioni normative, ivi comprese quelle contenute nei regolamenti edilizi locali e loro successive modificazioni, le disposizioni del presente comma possono non essere applicate in caso di mera sostituzione di generatori di calore individuali e nei seguenti casi, qualora si adottino generatori di calore che, per i valori di emissioni nei prodotti della combustione, appartengano alla classe meno inquinante prevista dalla norma tecnica UNI EN 297:” (Si fa notare che la norma UNI EN 297 si applica solo alle caldaie di tipo B11 e B11BS con bruciatore atmosferico e potenza £ 70 KW, non sono comprese le caldaie di tipo C, trattate, invece, dalla norma tecnica UNI 483 del 10/2002); “singole ristrutturazioni di impianti termici individuali già esistenti, siti in stabili plurifamiliari, qualora nella versione iniziale non dispongano già di camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il tetto dell'edificio, funzionali ed idonei o comunque adeguabili alla applicazione di apparecchi con combustione asservita da ventilatore;

nuove installazioni di impianti termici individuali in edificio assoggettato dalla legislazione nazionale o regionale vigente a categorie di intervento di tipo conservativo, precedentemente mai dotato di alcun tipo di impianto termico, a condizione che non esista camino, canna fumaria o sistema di evacuazione fumi funzionale ed idoneo, o comunque adeguabile allo scopo.

Resta ferma anche per le disposizioni del presente articolo l'inapplicabilità agli apparecchi non considerati impianti termici in base all'art. 1, comma 1 lettera f), quali: stufe, caminetti, radiatori individuali, scaldacqua unifamiliari.”;

Art. 2.2 D.P.R. 551/99

Precisazioni in ordine allo scarico dei fumi:

1.      Al comma 9 dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, primo capoverso, le parole da: "Gli edifici" a: "UNI 7129" sono sostituite dalle seguenti: "Gli impianti termici siti negli edifici costituiti da più unità immobiliari devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti di combustione, con sbocco sopra il tetto dell'edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente."

2.      Al secondo capoverso del comma 9 dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, il periodo da: "Fatte salve" a: "tetto dell'edificio", e sostituito dal seguente:

    "Fatte salve diverse disposizioni normative, ivi comprese quelle contenute nei regolamenti edilizi locali e loro successive modificazioni, le disposizioni del presente comma possono non essere applicate in caso di mera sostituzione di generatori di calore individuali e nei seguenti casi, qualora si adottino generatori di calore che, per i valori di emissioni nei prodotti della combustione, appartengano alla classe meno inquinante prevista dalla norma tecnica UNI EN 297:
    singole ristrutturazioni di impianti termici individuali già esistenti, siti in stabili plurifamiliari, qualora nella versione iniziale non dispongano già di camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il tetto dell'edificio, funzionali ed idonei o comunque adeguabili alla applicazione di apparecchi con combustione asservita da ventilatore;

    nuove installazioni di impianti termici individuali in edificio assoggettato dalla legislazione nazionale o regionale vigente a categorie di intervento di tipo conservativo, precedentemente mai dotato di alcun tipo di impianto termico, a condizione che non esista camino, canna fumaria o sistema di evacuazione fumi funzionale ed idoneo, o comunque adeguabile allo scopo.";

Possono esistere, tuttavia, delle deroghe rispetto a quanto enunciato nei due articoli sopra citati, esse sono determinate dai Regolamenti Comunali di Igiene dei vari Comuni di Residenza, e comunque, anche nel caso si sia nella situazione in cui si possa ottenere una deroga alle Normative Nazionali, esistono disposizioni tecniche come la UNI CIG 7129/2001 che determina i parametri di posizionamento dei terminali.

Come deve essere il vano entro il quale installare la mia caldaia?


Apparecchi di tipo A: Per poter installare gli apparecchi di tipo A è necessario che siano rispettate tutte le seguenti condizioni per l’aerazione dei locali e lo scarico dei fumi. Il locale in cui vengono installati deve avere almeno due aperture praticate direttamente sul muro verso l’esterno (una per il prelievo dell’aria comburente e l’altra per lo scarico dei gas combusti). La sezione libera di ciascuna apertura non deve essere mai inferiore a 100 cm2. L’apertura per l’afflusso d’aria deve essere il più possibile vicina al pavimento. L’apertura per lo scarico dei gas combusti deve essere situata nella parte alta della parete. Le due aperture devono trovarsi in posizioni preferibilmente opposte e devono essere non ostruibili e devono essere protette da griglie che non riducano la sezione utile di passaggio. Nel caso in cui l’installazione avvenga in un locale dove è presente un piano di cottura privo di dispositivo di sicurezza per assenza di fiamma (Termocoppia), l’apertura di aerazione relativa al piano deve essere maggiorata del 100% per un minimo complessivo delle aperture di 200 cm2 .

Gli apparecchi di tipo A, si possono installare solo se :

1)     Il volume del locale è di almeno 12 m3 .

2)    Indipendentemente dal volume del locale, la portata termica complessiva degli apparecchi installati non supera i 15 kW.

3)     Fra il volume del locale e la portata termica installata ci deve essere un rapporto di almeno 1,5 m3 per kW installato.

Non si possono installare apparecchi di tipo A:

1)     Nella stanza da bagno

2)     In camera da letto

Le Caldaie di tipo B, si possono installare in locali adeguatamente areati e all'esterno della abitazione (es. balcone ecc.).

Non si possono installare apparecchi di tipo B:

Nella stanza da bagno
In camera da letto
Esistono, anche degli scaldabagni di tipo B (che hanno bisogno di prelevare dall'esterno aria comburente), essi possono essere installati in bagno a patto che il volume della stanza da bagno sia almeno di 20 metri cubi e sia adeguatamente areata. Non si possono installare in camera da letto.

Apparecchi di tipo C: Si possono installare in qualunque tipo di locale. Non vi è alcuna limitazione dovuta alle condizioni di aerazione e al volume dei locali abilitati. La portata termica complessiva installata non deve superare i 35 kW.

Dove non posso per nessun motivo installare una caldaia?


Secondo quanto dettato dalla norma UNI CIG 7129/2001 l’installazione di qualsiasi apparecchio a gas è vietata entro vani o ambienti classificati con pericolo di incendio, ad esempio rimesse, garage, box, ecc.

Ancor prima della norma 7129/2001 il Decreto Ministeriale del 1 Febbraio 1986 “Norme di sicurezza antincendio per la costruzione e l’esercizio di autorimesse e simili” vieta l’ubicazione di generatori di calore all’interno di autorimesse.

 
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